I colori che non vediamo

I colori che non vediamo
Non vedere tutto nero! È una delle metafore più comuni nel linguaggio quotidiano, per esprimere la tendenza al pessimismo. Diciamo anche “vede tutto in bianco e nero”, per descrivere una persona incapace di notare e apprezzare le sfumature e usiamo spesso “colorato” come metafora di piacevole, allegro, vario. Non è un caso: la nostra reazione ai colori dipende da quelli della natura e dal loro significato nelle nostre vite, soprattutto in un passato in cui avevamo minori protezioni dai fenomeni meteorologici e naturali.
La vista è il nostro senso principale e i colori sono anche uno dei grandi piaceri della vista: curano, allietano, arredano, ci danno il senso del tempo e delle stagioni. Eppure non tutti vediamo tutti i colori, non li vediamo allo stesso modo e non tutti i colori esistenti sono visibili all’occhio umano.

Lo spettro del visibile
È un’espressione quasi poetica, che descrive l’intervallo di lunghezze d’onda visibili all’occhio umano, quelle comprese tra 400 e 700 nm. Il lavoro congiunto di bastoncelli (bianco, nero e scale di grigio) e di coni (colori veri e propri) ci permette di arrivare a vedere fino a cento milioni di colori, ma è probabile che qualcuno ne veda molti di più. Se vuoi capire quante sfumature di colori vedi prova a fare il test messo a punto da Diana Derval: è poco più di un gioco, ma è un gioco interessante.

I colori visti da uomini e donne
Sembra un luogo comune, ma come tutti i luoghi comuni ha un fondo di verità: le donne vedono e distinguono più colori, forse anche perché sanno come si chiamano. Scrive Valentina Dentato “Diversi studi hanno, infatti, dimostrato che le donne hanno un vocabolario molto più ampio per descrivere i colori e che li memorizzano molto più facilmente degli uomini, i quali, invece, li riducono al minimo. Se l’uomo vede solo “viola”, la donna vede melanzana, prugna, indaco, glicine, lilla, lavanda, fucsia.” Alla base di questo fenomeno pare esserci il ruolo degli ormoni nella percezione della luminosità visiva e anche una predisposizione genetica. Come sempre in questi casi non è una differenza netta, con un confine preciso: è sempre questione di sfumature, ma anche di attenzione, di piacere, di allenamento, di esperienza.

Il daltonismo
Il ruolo dei geni nella percezione dei colori ritorna in un vero e proprio difetto visivo quale è il daltonismo, un’anomalia della percezione dei colori dovuta all’eliminazione di alcuni toni dallo spettro. Nella maggior parte si tratta di un’anomalia genetica e colpisce più gli uomini delle donne, perché viene trasmesso da gene presente nel cromosoma X. Può essere anche conseguente a traumi o a maculopatia o opacità del cristallino, ma molto più raramente. Non è curabile, ma può essere corretto con lenti che escludono alcune lunghezze d’onda.

Armocromia
Per chiudere in bellezza – e parlando di colori ci prendiamo una piccola licenza – da qualche anno si è diffusa una tecnica di abbinamento dei colori degli abiti ai nostri colori – viso, pelle, capelli, occhi. Si chiama armocromia e la cito perché distinguere più colori possibile, apprezzare il modo in cui una determinata tinta illumina un viso amato, abbinare colori tra di loro e con la nostra vita è tanto più facile quanto più ci prendiamo cura dei nostri occhi. Non rimandare la visita oculistica e, se puoi migliorare la tua vista con un intervento chirurgico, non aspettare oltre!

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