Chirurgia refrattiva, una questione di evoluzione

D’estate abbiamo più tempo per leggere, soprattutto sotto l’ombrellone, ma anche al fresco, in casa, per chi non ama le spiagge. Mi ha molto colpito la storia della protagonista de La casa dei delfini, un romanzo che racconta gli esperimenti scientifici per studiare il linguaggio e le capacità di comunicazione di questi splendidi animali. La protagonista, Cora, è diventata sorda a otto anni, ma quando è in acqua, con la testa sott’acqua, sente tutto alla perfezione. Suoni, voci, rumori anche impercettibili: in acqua il suo mondo torna a farsi sentire e per questo lei riesce ad ascoltare i delfini molto meglio degli altri ricercatori.

Anche chi ha problemi di vista conosce questa sensazione, del passaggio da un ambiente offuscato, illeggibile, invisibile: basta mettere le lenti a contatto o gli occhiali e tutto torna a fuoco. Finché non li togliamo. E poi, siamo sicuri che la nostra sensazione di fuoco corrisponda al massimo della vista possibile? Una frase che spesso mi dicono i pazienti dopo un intervento di chirurgia refrattiva è che avevano dimenticato cosa volesse dire vedere davvero bene. Vedere i colori, le luci, i dettagli, da vicino, da lontano, di lato. Anche Cora, nel libro, usa un ausilio per sentire fuori dall’acqua, ma solo sott’acqua il suo cervello si fa davvero una ragione dei suoni che lo circondano.

Non approfittare dell’evoluzione tecnologica che ha reso possibile moltissimi interventi prima sconsigliati è un po’ come leggere aumentando tantissimo la grandezza del font su un e-reader, come il Kindle. È molto comodo, perché tanti libri sono stampati davvero piccoli (o siamo noi che ci vediamo meno bene?). È molto comodo, ma mai bello come vederci bene davvero, quando si può. E si può sempre più spesso.

Per le vacanze, se ami alternare un saggio a un romanzo, ti consiglio L’orologiaio cieco, di Richard Dawkins, sull’evoluzione umana. In uno dei miei passaggi preferiti Dawkins dice che “una vista del 5% è meglio dell’assenza di vista”. E, chiosando Darwin e la teoria dell’evoluzione, io dico che riconquistare una buona vista a occhio nudo è meglio di doversi mettere gli occhiali.

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