La promessa (finta) di una vista da Jeeg Robot
Qualche giorno fa mentre sfogliavo le pagine di un noto quotidiano sportivo, mi sono imbattuto in un articolo che mi ha lasciato completamente a bocca aperta che descriveva l’esistenza di una tecnica di correzione refrattiva, la FemtoLASIK Lux, che non faceva uso di manovre chirurgiche e che utilizzava sistemi completamente “naturali”.
“Accidenti!” ho pensato. Com’era possibile che io, con la mia esperienza pluri trentennale e formazione continua non sapessi dell’esistenza di una tecnica simile! Com’era possibile che venissi a sapere della più grande scoperta in ambito refrattivo dalle pagine di un giornale sportivo! Devo dire che a questo punto il mio orgoglio era parecchio scosso, ma deciso a proseguire la lettura per capire esattamente in cosa consistesse questa tecnica sbalorditiva che avrebbe mandato tutti noi ormai “antiquati” chirurghi refrattivi in pensione.
Ho letto l’articolo riga dopo riga con una concentrazione enorme cercando di carpire i segreti della tecnica che avrebbe indubbiamente stravolto il futuro della chirurgia refrattiva e devo dire che sono stato colto da un misto d’emozioni. Da un lato ero contento che forse il mio tempo non fosse ancora giunto, e che ci fosse stato un motivo per cui non avessi mai sentito parlare di questa tecnica del tutto naturale che non faceva uso di un approccio chirurgico. Dall’altro ho sentito un senso d’irritazione per essere stato preso in giro da un testo che oggi forse si potrebbe definire (usando il linguaggio della tecnologia) un “click bait” (esca digitale) o se vogliamo invece utilizzare un termine più vicino alle nostre radici “una bufala”: la tecnica presentata con un’estensione al nome (LUX) altro non era che la FemtoLASIK, tecnica che io ho pratico da molteplici anni e della quale posso affermare sia una tecnica chirurgica, al contrario di quanto riportato. L’articolo, infatti, indicava che la tecnica faceva uso di una dissezione e non di un’incisione e che pertanto non ricadesse in ambito chirurgico. Affermazione quanto mai più errata perché la dissezione è una tecnica micro chirurgica, e che sia eseguita tramite bisturi, bisturi elettrico o laser non faccia alcuna differenza.
Prima affermazione dell’articolo dunque non veritiera. La FemtoLASIK è una tecnica chirurgica!
La seconda affermazione che invece sia una metodologia naturale è anch’essa fonte di dibattito: quest’affermazione nasce dal fatto che nella seconda parte dell’intervento viene citato l’uso di raggi che emettono fotoni (immagino si riferisse ai raggi UV e non ai raggi fotonici di Jeeg Robot!) assieme ad un collirio a base di vitamina B per dare maggiore solidità alla struttura corneale a seguito della FemtoLASIK, (problema oramai superato con l’introduzione della ReLEx SMILE, la vera rivoluzione in ambito refrattivo).
La tecnica indicata non è esattamente nuova nel panorama della chirurgia refrattiva, si tratta, infatti, del cross-linking una metodologia utilizzata tipicamente per trattare il cheratocono. Ora definire il cross-linking una tecnica naturale mi lascia un po’ perplesso, poiché dipende dal significato che vogliamo dare alla parola “naturale”. Possiamo definirla naturale perché i raggi UV esistono in natura? Beh, in quel caso anche la radioterapia utilizzata nel trattamento d’alcuni tumori può rientrare in questa categoria, dopotutto le radiazioni ionizzanti sono sprigionate dai fulmini.
In ultima analisi posso solo dire che leggere quest’articolo, che sfrutta la mancanza di conoscenze specifiche del lettore per portar avanti un’idea fasulla, mi ha fatto venire voglia di prendermi un Malox. Lavorare per tanti anni in ambito refrattivo cercando sempre nel mio lavoro di mantenere un livello di correttezza verso i colleghi ed i pazienti ha fatto sì che purtroppo il mio tratto digestivo abbia sviluppato una forte intolleranza nei confronti d’alcuni tipi di mozzarelle.
Peccato l’idea di ottenere una super-vista grazie ai raggi fotonici mi allettava, da giovane guardavo un manga giapponese in cui il protagonista otteneva proprio questo potere.
Vorrà dire che non avrò mai la vista da Jeeg Robot.
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