Le (finte) promesse estive per una vista da super eroi
Lo scorso anno in luglio ho pubblicato sul mio blog un articolo dal titolo “La promessa (finta) di una vista da Jeeg Robot” nel quale esprimevo le mie perplessità su un articolo superficiale ed, in molti punti, erroneo letto su un noto quotidiano sportivo.
È passato un anno ormai e sfogliando nuovamente un quotidiano mi sono ritrovato una variante del medesimo articolo. Non sono intenzionato a dilungarmi sulle criticità di contenuto del tema trattato, ma cercherò di mettere in evidenza con obiettività gli errori presenti nell’articolo.
Una premessa è necessaria: un articolo di giornale non è il format più adatto ad un certo tipo di divulgazione scientifica poiché risiede nelle capacità del giornalista di sviscerare un argomento e raccontare con obbiettività al lettore fatti ed avvenimenti in modo più completo ed esaustivo. Si evince subito quanto possa risultare difficile trattare temi estremamente specialistici, come nel caso della chirurgia refrattiva, ed essere in grado di riscontrare criticità e limiti di una tecnica chirurgica.
D’altro canto, è nella natura stessa di un giornalista cercare di raccontare sempre notizie mozzafiato ed eclatanti, per cui quando ad esempio si fa un piccolo passo avanti nella ricerca contro il cancro troverete in giro articoli dai titoli incredibili come “LA MEDICINA MODERNA SCONFIGGE IL CANCRO” et simili. Ne deriva di conseguenza che basta che un medico annunci di aver fatto una scoperta eccezionale per garantire un seguito mediatico che raramente contesta le idee del medico di turno, e bisogna aspettare che sia la comunità scientifica a smentire tali teorie, ma questo accade tipicamente troppo tardi, quando ormai tali idee hanno cominciato a circolare spinte anche dai media. È da queste situazioni che scaturiscono episodi come la teoria dell’autismo causato dai vaccini e più recentemente la terapia di Vannoni sulle cellule staminali, teorie che non hanno mai avuto il consenso scientifico, ma che una volta risucchiate nel vortice dei media sono diventate più famose di tante altre teorie e modelli terapeutici efficaci.
È proprio questo il nocciolo della questione però, il giornale ormai non è più un format per la divulgazione scientifica, è infatti un trampolino di lancio per ottenere fama e pubblicità a discapito della valenza o meno dei contenuti. Non bastano e non basteranno mai mezza pagina di giornale per analizzare in modo esaustivo una tecnica e teoria medica. Esistono altri luoghi dove è possibile ottener tali informazioni, vi sono rivista specializzate, blog scientifici e forum dove vengono analizzati e rivisti migliaia di dati che attestino o meno la validità di una tecnica piuttosto che un’altra.
Nel caso in cui giustamente uno non sappia come muoversi su siti come pubMed (database che raccoglie i più importanti articoli di natura medica degli ultimi anni) è giusto rivolgersi al proprio medico o ad uno specialista che saprà consigliarvi sul da farsi. È infatti dovere di un buon medico fungere da intermediario tra il paziente e le novità introdotte nel mondo scientifico. Con questo non voglio suggerire che solo un medico sa cosa è meglio fare, o che tutti i medici siano professionisti onesti che hanno a cuore solamente la vostra salute senza obbiettivi secondari, però è indubbio che un buon professionista della salute sa districarsi con più facilità tra le miriadi di informazioni con cui veniamo bombardati.
In ultima analisi un articolo di giornale non può rappresentare una fonte di informazione veramente valida da un punto vista medico, dovrebbe al massimo fornire uno spunto per una ricerca più accurata. È sempre pericoloso per un giornalista presentare come verità assoluta un dato di cui in realtà non ha né le nozioni né le capacità critiche di giudicare. È un bene ricordare che diffondere informazioni è una responsabilità molto importante e che presentare fatti con superficialità può arrecare danni. Dobbiamo essere memori degli errori commessi dalla divulgazioni scientifica irresponsabile e cercare di essere trasparenti nella comunicazioni sia in quanto professionisti di informazioni sia in qualità responsabili della tutela della salute.
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