Ma 10:000 ore bastano per essere un buon chirurgo di refrattiva?
Nel 1993 lo psicologo K. Anders Ericsson pubblicò uno studio in cui cercava di trovare il quid che permettesse di raggiungere la maestria nel proprio campo. Cosi nacque la teoria delle 10,000 ore, che afferma che dedicandosi 20 ore a settimana, 50 settimane all’anno per 10 anni si possa raggiungere l’eccellenza nel proprio settore.
Leggendo tale studio mi sono chiesto se ciò che mi ha reso il chirurgo che sono oggi fosse semplicemente questo; avere trascorso 10,000 ore ad operare il prossimo.
Onestamente faccio molta fatica a credere che basti solo questo a trasformarti in un chirurgo eccezionale; per carità, il numero di interventi resta un fattore importantissimo per poter valutare le capacità di un chirurgo. È inevitabile infatti che, come in qualsiasi ambito della vita, l’esperienza giochi un ruolo fondamentale. Solo con migliaia (come nel mio caso) d’operazioni si raggiunge la sicurezza e la capacità di agire in qualsiasi situazione ci si trovi davanti.
Sicuramente l’esperienza mi ha dato tanto, se non tantissimo, ma non è stato l’unico fattore che ha determinato il professionista e la persona che sono oggi. Esistono innumerevoli chirurghi che praticano la refrattiva da decenni eppure questo non li rende automaticamente un’eccellenza nel loro campo.
Cos’è quindi un buon predittore di capacità nel nostro ambito? Cos’è quel “quid” che Ericsson cercava, nell’ambito della chirurgia?
Non esiste una risposta semplice a questa domanda, e, come in molti casi, credo sia legato a molti fattori. Abbiamo detto che l’esperienza gioca una parte importante ma che non può essere sufficiente, Il concetto di talento è un concetto piuttosto effimero e difficile da valutare perciò preferirei non analizzarlo nel dettaglio, anche se c’è da dire che sicuramente esiste chi è più o meno portato per lo svolgimento di qualsiasi attività.
Cosa rimane?
Secondo me un fattore fondamentale di cui poco si parla è l’attitudine di un chirurgo. Con attitudine intendo quella serie di atteggiamenti che permettono ad un professionista rispetto ad un altro di ottenere successo nel proprio ambito a parità di capacità iniziali. Un buon chirurgo deve a mio parere essere dotato di due caratteristiche che ad un primo impatto possono apparire opposte: la sicurezza e l’umiltà. La sicurezza è un atteggiamento fondamentale per un chirurgo, poiché quando si è in sala bisogna lavorare con fermezza e decisione senza permettere che fattori esterni possano mettere in difficoltà il proprio lavoro. Questa “sicurezza” deve nascere dal fatto che si è certi della validità delle proprie azioni e che ogni decisione presa la si è presa prendendo in considerazione ogni aspetto di un intervento. L’umiltà invece è l’atteggiamento che ti permette di mantenerti informato, di rimanere aperto alle novità anche quando queste possono modificare il tuo metodo.
Un esempio lampante dell’importanza di mantenersi sul “pezzo” si è visto con l’introduzione della ReLEx SMILE, tecnica refrattiva di recente introduzione che ha profondamente ampliato le possibilità a livello di chirurgia refrattiva.
Sarebbe stato facile rimanere ancorato e lavorare solo con le tecniche precedenti (che rimangono assolutamente valide in molti casi), ma rimettersi in gioco e fare propria una nuova tecnica per me era assolutamente fondamentale per poter fornire un’alternativa nuova e per molti aspetti migliore ai miei pazienti.
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