Un caso difficile di miopia elevata e cataratta: la storia di Manola

Manola M., una donna di 52 anni, si è presentata nel mio studio con una storia complessa: nonostante le visite regolari dall’oculista, la sua vista continuava a peggiorare e non trovava sollievo né con gli occhiali né con le lenti a contatto. Questo stato di incertezza visiva comprometteva profondamente la sua qualità di vita.
Prima dell’intervento
Vent’anni prima, Manola era stata operata per correggere una miopia molto elevata (circa 18-20 diottrie) tramite l’inserimento di una lente a fissazione iridea in camera anteriore. L’intervento iniziale era stato un successo, garantendole per molti anni una buona visione. Tuttavia, questo tipo di procedura richiede controlli costanti per prevenire complicanze come l’aumento della pressione intraoculare, la formazione di cataratta e la perdita di cellule endoteliali.
Negli ultimi dieci anni, la situazione visiva di Manola ha cominciato a peggiorare. Ogni visita dall’oculista si concludeva con una nuova prescrizione di occhiali, apparentemente per un nuovo difetto miopico. In realtà, dietro questo apparente ritorno della miopia, si celava una cataratta indotta dalla lente intraoculare e una lenta ma significativa perdita di cellule endoteliali.
Sfortunatamente, la mancanza di strumentazione adeguata nel precedente studio oculistico non ha permesso di diagnosticare tempestivamente il problema. La condizione è progredita fino a portare Manola a una miopia di 15-16 diottrie, accompagnata da una cataratta densa e diffusa. Questo deterioramento visivo le impediva di svolgere le attività quotidiane, come guidare, lavorare, leggere al computer e fare sport, con un impatto negativo anche sul suo stato psicologico.
L’intervento
Quando Manola è giunta alla mia osservazione, la situazione era molto critica. La sua acuità visiva corretta era limitata a 2-3 decimi per occhio, con una cataratta matura, pressione intraoculare ai limiti della norma e una significativa perdita di cellule endoteliali.
La prima decisione fondamentale è stata rimuovere le lenti a fissazione iridea inserite vent’anni prima. Questo intervento, sebbene non migliorasse immediatamente la visione a causa della cataratta ancora presente, ha permesso di stabilizzare la pressione oculare e ridurre il rischio di ulteriori danni all’endotelio corneale.
Dopo sei mesi dall’espianto delle lenti, Manola ha affrontato con coraggio il secondo intervento: la rimozione della cataratta e l’inserimento di una lente intraoculare speciale, capace di correggere anche la miopia residua (oltre 20 diottrie).
Risultato finale
Oggi, Manola ha recuperato una vista di nove decimi in entrambi gli occhi. Ha ritrovato il sorriso, è tornata a lavorare, a fare sport e, soprattutto, ha riacquistato fiducia nei medici e nella vita.
Questa storia non vuole esaltare le mie capacità chirurgiche, ma piuttosto essere un monito per chiunque si avvicini alla chirurgia oculistica. È fondamentale affidarsi a un chirurgo competente, ma anche assicurarsi che lo specialista disponga della strumentazione necessaria per monitorare nel tempo i cambiamenti della vista.
I nostri occhi sono un bene prezioso: trattiamoli sempre con la massima attenzione e responsabilità.

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